L’idrokinesiterapia, o riabilitazione in acqua, è una tecnica raffinata che nasce per integrare, completare e perfezionare la riabilitazione tradizionale offrendo al paziente un percorso riabilitativo più completo e di altissima qualità.
Introducendo l’idrokinesi in un percorso terapeutico strutturiamo una serie di sedute basate sull’utilizzo guidato delle proprietà specifiche dell’ambiente acqua e degli ausili zavorranti o galleggianti che utilizziamo a supporto della terapia.
Il termine “idrokinesiterapia” deriva dall’unione delle parole greche “hidor” (acqua), “kines” (movimeto) e therpeia (guarigione).
La riabilitazione in acqua è una metodologia usata fin dall’antichità, tanto che si trovano citazioni persino di Ippocrate sull’importanza e i benefici legati all’acqua.E’ indicato sia come mezzo di preparazione fisica in vista dell’intervento chirurgico, sia come efficace strumento riabilitativo nella fase di rieducazione post-operatoria e post-traumatica. Sfruttando le specifiche proprietà dell’acqua, rappresenta un’attività ideale per trattamenti riabilitativi, preventivi e correttivi.
- Temperatura
- Portanza
- Galleggiamento
- Immersione
- Resistenza
- Pressione idrostatica
- Viscosità
Un oggetto che possiede una certa forma e che viaggia con una certa velocità attraversando un fluido come l’acqua, è sottoposto a due forze. Una è rivolta verticalmente, prende il nome di PORTANZA; l’altra è rivolta orizzontalmente e si chiama RESISTENZA .
La forma del nostro corpo in acqua durante la nuotata genera una portanza verso l’alto che aiuta il galleggiamento, ecco perchè più nuotiamo velocemente e più ci sentiamo sorretti verso l’alto; viceversa nuotando lentamente facciamo più fatica a galleggiare e dobbiamo impiegare quota parte delle nostre energie per sorreggerci verso l’alto, spingendo l’acqua anche verso il basso durante la bracciata.
Nella nuotata a testa alta, tipo pallanuoto, inoltre si nota l’effetto della resistenza, per cui essendo il corpo più inclinato e meno idrodinamico la forza resistente aumenta e facciamo più fatica ad avanzare.
Tra i principi fisici che rendono eccezionalmente efficace l’esercizio in acqua vi sono quindi: la spinta idrostatica (principio di Archimede), la pressione idrostatica (legge d Stevin) e la resistenza idrodinamica (leggi di Reynolds). Il principio di Archimede afferma che ogni corpo immerso parzialmente o completamente in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato. Questo può esser sapientemente sfruttato permettendo una ripresa del carico (rachide e arti inferiori) in modo graduale e progressivo. Per la legge di Stevin la pressione che il liquido esercita sul corpo è direttamente proporzionale alla profondità di immersione e alla densità del liquido stesso.
La compressione così ottenuta determina il passaggio di liquidi dagli spazi interstiziali al torrente circolatorio, facilitando la circolazione di ritorno venoso al cuore, con riduzione degli edemi declivi. Lo stimolo tattile, esercitato dall’acqua sulla pelle, favorisce una migliore percezione della propria posizione nello spazio. Per la seconda legge di Reynolds, quando il corpo si muove in un fluido è soggetto ad una resistenza proporzionale alla sua forma e alla sua velocità. L’applicazione pratica porta a scegliere tra i vari esercizi terapeutici contro-resistenza a difficoltà crescente, modulando la velocità di esecuzione anche tramite l’utilizzo di palmari e pinne.
La viscosità dell’acqua è una grandezza fisica che si riferisce alla viscosità dinamica dell’acqua, il cui valore esprime la resistenza che all’interno di un flusso d’acqua gli strati adiacenti oppongono allo scorrimento reciproco.
Per capire cos’è la viscosità dell’acqua consideriamo un bicchiere d’acqua e un vasetto di miele aperto e supponiamo di rovesciarli su un tavolo. L’acqua fuoriesce dal bicchiere molto rapidamente, mentre il miele tende a essere frenato da una forma di attrito interno, che si oppone allo scorrimento. Tale proprietà è quantificata dalla grandezza fisica detta viscosità. La viscosità dell’acqua dipende dalla sua temperatura ed è pressochè indipendente dalla pressione; in particolare la viscosità diminuisce all’aumentare della temperatura.
L’acqua permette di rilassare la muscolatura, migliorare l’ampiezza di movimenti, stimolare il riassorbimento del versamento intrarticolare, dell’edema extrarticolare e di dosare il carico. Il programma rieducativo viene organizzato dal fisiatra di riferimento e dal terapista, discusso con il paziente e integrato, se necessario, con le altre terapie. Il terapista specializzato struttura la seduta in piscina variando tre fattori principali : il livello dell’acqua, la posizione del paziente e gli ausili utilizzati. L’ambiente microgravitario viene sfruttato per mobilizzare passivamente e attivamente il paziente, o per fargli svolgere esercizi con il corpo parzialmente immerso nell’acqua
In questo modo si può rieducare il paziente ad un corretto schema motorio e propriocettivo, ripristinare il range articolare, il tono e l’elasticità muscolare, il gesto sportivo. Tutte le proprietà fisiche dell’acqua vengono applicate all’idrokinesiterapia, sommandosi agli effetti fisiologici come l’effetto antalgico ed antinfiammatorio con riduzione della sintomatologia dolorosa. Gli effetti fisiologici generati dall’acqua si esprimono su tutti gli apparati. A livello cardiocircolatorio con l’aumento del ritorno venoso e riduzione degli edemi; a livello renale con la sistimolazioneå per il rilascio del peptide natriuretico atriale (ANP) che favoriscono la diuresi, provocando una riduzione della pressione sanguigna. Questi effetti si protraggono anche oltre il periodo di immersione…
A livello dell’apparato respiratorio si ha l’azione della pressione idrostatica sul torace, con conseguente aumento del lavoro di ventilazione.
A livello muscolo-scheletrico si ha un’azione miorilassante, con riduzione delle contratture e riduzione delle sollecitazioni sulle articolazioni per un lavoro in scarico. La progressione dell’immersione favorisce una ripresa graduale del carico. A livello del sistema nervoso centrale e periferico l’immersione ha un effetto rilassante e analgesico (specie sui dolori cronici), di stimolazione sensoriale, di presa di coscienza del corpo e miglioramento della percezione dello schema corporeo, di miglioramento della coordinazione motoria e dell’equilibrio.
- Immersione totale : 3% del peso terrestre
- Fino al collo : 7% del peso terrestre
- Alle spalle : 20% del peso terrestre
- Al petto : 33% del peso terrestre
- All’ombelico : 50% del peso terrestre
- Al bacino : 66% del peso terrestre
- A metà coscia : 80 % del peso terrestre
- Al polpaccio : 95% del peso terrestre
- Lesioni cutanee non cicatrizzate
- Infezioni polmonari attive
- Otiti
- Congiuntiviti
- Flebiti
- Patologie cardiache
- Riduce il sintomo del dolore
- Incrementa l’esecuzione articolare
- Produce un potenziamento muscolare
- Migliora il trofismo muscolare
- Stimola il sistema vascolare periferico
- Migliora la coordinazione
- Annulla il rischio di caduta
- Ripristina le sinergie motorie evolute
- Migliora l’autosufficienza e l’autonomia
- Rinforza la motivazione individuale al trattamento
Referenze:Dott.re Luca Damiani, responsabile dell’area di Medical Fitness presso “TopPhysio- Villa Stuart”