La distorsione alla caviglia è tra le cause di infortunio più comuni, con un’incidenza maggiore della lesione laterale delle strutture legamentose. Essa è dovuta ad inversione e flessione plantare forzate e il 55% dei soggetti colpiti non segue il corretto iter riabilitativo previsto per questo infortunio.
Nel precedente articolo abbiamo analizzato il meccanismo fisiopatologico alla base del trauma distorsivo ed elencato i fattori di rischio che predispongono un soggetto a subire questo tipo di infortunio.
Uno dei rischi maggiori a seguito di una distorsione della caviglia è la possibilità di incorrere in una instabilità cronica della caviglia; pertanto è fondamentale seguire un protocollo riabilitativo ben preciso ed agire tempestivamente.
GESTIONE DELLA FASE ACUTA
La gestione acuta della distorsione della caviglia comporta tipicamente riposo, ghiaccio, compressione ed elevazione e mobilizzazione precoce con supporto nei giorni successivi. Nei casi più gravi, il trattamento prevede l’utilizzo di stampelle e l’ immobilizzazione per pochi giorni.
Un intervento riabilitativo deve ambire ad assicurare un recupero funzionale nel breve termine e una stabilità articolare nel lungo termine, al fine di non incorrere in recidive o in una stabilità cronica della caviglia, caratterizzata da lassità, asimmetrie e deficit di equilibrio.
L’obiettivo primario da perseguire a seguito di un trauma distorsivo è la gestione dell’infiammazione, la diminuzione del dolore e la protezione dell’articolazione, nella fattispecie dei legamenti colpiti perché il meccanismo traumatico ha causato un aumento della lassità. Abbiamo visto come la lassità è destinata a perdurare per i mesi successivi all’evento traumatico e quindi capiamo quanto il ripristinare la stabilità meccanica sia fondamentale per non incorrere in adattamenti lesivi per l’articolazione (maggiore lassità, equilibrio e schemi di movimento alterati, deficit del controllo sensomotorio e disallineamenti ossei).
Alcuni studi hanno valutato l’efficacia di supporti meccanici per la caviglia, con il risultato di un recupero rapido nei casi di intervento con gesso sotto al ginocchio o con tutore della caviglia tipo Aircast.
Dopo un periodo di immobilizzazione controllata verranno introdotti esercizi funzionali utili a ristorare la mobilità dell’articolazione.
MOBILIZZAZIONE DELL’ARTICOLAZIONE
Tra le strategie di intervento, le tecniche di terapia manipolativa (ad esempio, mobilizzazione passiva dell’arto), risultano essere efficaci per ridurre il dolore e migliorare il range articolare.
In aggiunta a queste, l’introduzione di mobilizzazione attiva ha dimostrato apportare benefici per i recupero della funzionalità.
Nella fattispecie, nei traumi di natura distorsiva il “Single leg balance test” è un parametro di valutazione indicativo la capacità sensomotoria dell’arto affetto, in quanto questo parametro posturale è il più compromesso per almeno quattro settimane dopo l’infortunio. Questo aspetto influenza non solo l’arto traumatizzato, ma il soggetto porrà in essere compensazioni volte a ritrovare il proprio equilibrio posturale. In quest’ottica, l’allenamento della propriocezione volto a migliorare la capacità di equilibrio è un elemento imprescindibile nel programma riabilitativo per trauma distorsivo.
In un piano di allenamento volto al recupero della funzionalità dell’articolazione della caviglia, individueremo due fasi principali: la prima di recupero proprio del range articolare e di graduale carico sulla struttura con il ricorso a taping di sostegno durante l’attività e il ricordo ad idroterapia; e una fase più avanzata di ritorno all’attività, con focus sul rafforzamento delle strutture di sostegno dell’articolazione.
Nell’ultima fase preferiremo così esercizi che riprendono il gesto tecnico dello sport praticato o semplicemente, un rafforzamento delle strutture coinvolte nella gestione delle attività quotidiane.
In sintesi, baseremo il nostro piano d’azione sul modello OPT (Optimum Performance Training) del National Academy of Sport Medicine:

1) stabilizzazione dell’arto coinvolto;
2) rafforzamento delle strutture di sostegno, durante la quale ci concentreremo sullo sviluppo della forza, dell’ipertrofia e in seguito della forza massimale;
3) sviluppo della potenza del complesso gamba-piede.
La riabilitazione della distorsione della caviglia se assente o superficiale concorrerà all’instaurarsi della instabilità cronica di questa articolazione, quindi è importante che gli esperti seguano il protocollo e lo adattino in base all’obiettivo che il soggetto infortunato si pone. Si partirà quindi da una gestione iniziale della fase infiammatoria, per poi direzionarsi ad una fase intermedia di recupero di mobilità e propriocezione, parametri fortemente influenzati in questo tipo di infortunio, per poi concludere l’iter con un potenziamento delle strutture coinvolte che proteggerà il soggetto da possibili recidive e lassità cronica della struttura.
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AUTORE: Grazia Novielli Freelance e Chinesiologa di Scienze Salute e Benessere
