L’invecchiamento è un fenomeno fisiologico molto importante, e capirne i meccanismi è diventato un fenomeno di attualità, specie con l’aumento della durata della vita della popolazione. Oggi, si è passati dal concetto di “invecchiamento normale” a quello di un invecchiamento senza patologie o invecchiamento ottimale. In effetti, il processo di invecchiamento è influenzabile, dal nostro stile di vita, dal nostro livello di attività fisica e dalla nostra alimentazione, oltre che sicuramente dalla genetica. La ricerca medica attuale si basa sulla comprensione degli elementi che permettono agli anziani di invecchiare con una disabilità minima, in modo da risparmiare oltre che sul lato economico anche su quello della salute. Le teorie dell’invecchiamento sono molteplici e i meccanismi sono multifattoriali. Oltre ai meccanismi intrinseci dell’invecchiamento (fattori genetici, telomerasi, stress ossidativo, ecc.), il ruolo dei fattori estrinseci, in particolare dello stile di vita e dei fattori ambientali, appare sempre più importante. Tutti i sistemi fisiologici del nostro corpo sono soggetti a invecchiamento a un ritmo, con conseguenze variabili e con caratteristiche particolari, tuttavia, questo invecchiamento fisiologico può essere ritardato da misure igienico-dietetiche, stili di vita e precauzioni spesso semplici, ma, talvolta, restrittive. La gestione precoce delle malattie acute o croniche, più frequenti negli anziani, permette di aumentare la durata di vita senza disabilità e di prolungare, così, la vita in buona salute.
Oggi ci sono diverse evidenze che dimostrano come l’esercizio fisico possa aiutare a prevenire e trattare le disabilità legate all’invecchiamento; ci sono molti fattori che riguardano anche aspetti sociali e psicologici in cui l’esercizio fisico può aiutare il soggetto anziano, in modo da migliorarne la vita e lo svolgimento delle attività della vita quotidiana. L’invecchiamento dell’uomo descrive un progressivo declino nella capacità del corpo di mantenere l’omeostasi interna, che alla fine conduce alla morte. I cambiamenti dell’invecchiamento sono stati categorizzati in 7 pilastri:
- Danno macromolecolare
La prova più forte che il danno macromolecolare sia un fattore causale dell’invecchiamento proviene da studi che effettuano cambiamenti nello stile di vita dell’anziano, in modo da aumentarne la longevità. La restrizione dietetica, ad esempio, è una delle “manipolazioni” più studiate al fine di ritardare l’invecchiamento fisiologico nell’anziano: riduce drasticamente il danno macromolecolare alle proteine, al DNA e ai lipidi (per una revisione, vedere Bokov e colleghi). La riduzione del danno è correlata a un miglioramento della maggior parte delle funzioni fisiologiche che diminuiscono con l’età e ad una riduzione / ritardo di quasi tutte le patologie associate all’invecchiamento, inclusi cancro, malattie cardiovascolari o neurodegenerative e diabete / sindrome metabolica. Studi effettuati sui topi nani, che hanno livelli di ormone della crescita ridotti, e vivono significativamente più a lungo dei loro compagni di cucciolata di tipo selvatico, supportano il danno macromolecolare come importante meccanismo molecolare dell’invecchiamento. Tuttavia, recenti ricerche su topi transgenici hanno mostrato una sorprendente mancanza di correlazione tra longevità e danno macromolecolare, almeno da quanto visto attraverso quest’ultima ricerca sull’invecchiamento dei roditori. Inoltre, studi di biologia comparativa che utilizzano ratti talpa nudi, e altre specie, hanno anche dimostrato che la longevità delle specie non è sempre correlata al danno macromolecolare di per sé. (Extracellular Vesicle-Contained eNAMPT Delays Aging and Extends Lifespan in Mice: Cell Metabolism (IA)
- Epigenetica
L’epigenetica (dal greco ἐπί, epì, «sopra» e γεννητικός, gennitikòs, «relativo all’eredità familiare») è una più recente branca della genetica che si occupa dei cambiamenti fenotipici ereditabili da una cellula o un organismo, in cui non si osserva una variazione del genotipo. L’attività fisica abituale è influenzata dalla Genetica, ci sono persone che sono più predisposte ad un tipo di esercizio fisico rispetto ad un altro, appunto in base a fattori genetici. Il genotipo influenza la Riserva fisiologica (fattori come composizione corporea, tessuto adiposo, sistema immunitario..): se le riserve fisiologiche sono ridotte, come avviene nell’anziano, si può raggiungere un limite oltre il quale l’omeostasi non è adeguata e la funzione dei diversi organi corporei non è più ripristinata a cause della diminuzione delle riserve fisiologiche: si è quindi in presenza di omeostenosi. Si parla di omeostenosi quando la riduzione delle riserve funzionali di organi e sistemi compromette le capacità omeostatiche dell’anziano aumentandone la suscettibilità a diverse patologie e alle sindromi geriatriche. La resilienza complessiva dell’individuo non dipende soltanto dalle riserve organiche e funzionali. La resilienza fisica dell’organismo è la capacità che si evidenzia nel recupero dopo aver subito uno stress acuto.
La maggior parte degli studi effettuati fino ad oggi si è concentrata su come uno o pochi tipi di danni in un gruppo di macromolecole (p. es., Proteine, DNA o lipidi) influenzano l’invecchiamento. Tuttavia, le cellule devono affrontare milioni di diversi tipi di danni in tutte le macromolecole: ad esempio, nel DNA di una sola cellula, è stato stimato che ogni giorno si verificano 100.000 eventi di danno spontaneo, motivo per cui al momento, essenzialmente non si sa nulla su come un aumento nella combinazione di centinaia, per non parlare di milioni, di eventi di danni a DNA, proteine e lipidi possa alterare la funzione cellulare in un modo che potrebbe portare a un aumento della patologia e degenerazione, che sono i segni distintivi dell’invecchiamento
- Infiammazione
L’invecchiamento è associato a modificazioni strutturali organo-specifiche, sistemiche e immunologiche in senso pro-infiammatorio (‘‘inflamm-aging’’). Il cumulo delle modificazioni strutturali e immunologiche legate all’invecchiamento e a fattori di rischio (quali fumo, inquinamento, iperdislipidemia, obesità) porta, nell’anziano, allo sviluppo di concomitanti malattie croniche. Il cumulo delle modificazioni strutturali e immunologiche a carico dell’apparato respiratorio porta all’aumentato rischio di sviluppo di broncopneumopatia cronica ostruttiva, fibrosi polmonare idiopatica e tumori polmonari. Mentre, il cumulo delle modificazioni strutturali e immunologiche a carico dell’apparato cardiocircolatorio con fattori di rischio endogeni ed esogeni porta allo sviluppo di aterosclerosi, ipertensione, vasculopatie coronariche e periferiche e scompenso cardiaco. Altre malattie croniche che si sviluppano nell’anziano sono una generale condizione di fragilità, malattie nervose (Parkinson, Alzheimer), osteoporosi, nefropatie croniche, malattie cutanee. L’invecchiamento è accompagnato da un graduale aumento di citochine e mediatori infiammatori (per esempio, proteina C-reattiva) che produce uno stato di latente infiammazione cronica, responsabile di alterazioni strutturali a carico di vari organi e quindi dello sviluppo di un progressivo stato di fragilità e di malattie croniche.

- Adattamento allo stress
Alcuni studi evidenziano la correlazione tra lo stress psicologico percepito e/o cronico e l’insorgenza di danni cellulari che causano l’invecchiamento del corpo. Questi possono indurre la progressiva perdita dello stato di salute del soggetto con conseguente insorgenza delle patologie da invecchiamento e la diminuzione delle funzioni delle cellule immunitarie. Lo stress psicologico (o psicostress) nella cute produce l’aumento dei processi ossidativi e l’accorciamento del telomero che possono essere definiti come danni cutanei da invecchiamento cellulare. I livelli di invecchiamento offrono al medico specialista un mezzo diagnostico per valutare la quantità e la qualità dei danni cutanei da stress psicologico percepito e/o da stress fisico (fotoesposizione, fumo di sigaretta) e permettono di monitorare nel tempo l’efficacia della psicoterapia e/o dei mezzi protettivi o dei trattamenti riparativi. In conclusione, viste le ultime ricerche, inerenti sia lo stress psicofisico che lo stress ossidativo, l’ipotesi che quest’ultimo e la disfunzione mitocondriale giochino un ruolo di primo piano nei processi d’invecchiamento cellulare, guadagna sempre maggiori consensi nella comunità scientifica. Ne è una prova il fatto che differenti linee di ricerca individuino nella diminuzione dello stress ossidativo lo snodo centrale per la riduzione del danno infiammatorio e funzionale ed in definitiva per l’aumento della longevità.
- Proteostasi
Le cellule che invecchiano col tempo accumulano proteine danneggiate e mal ripiegate attraverso un declino funzionale del loro meccanismo di omeostasi proteica (proteostasi), portando a una ridotta vitalità cellulare e allo sviluppo di malattie da ripiegamento errato delle proteine come l’Alzheimer e l’Huntington. Le vie di segnalazione metaboliche che regolano il processo di invecchiamento, mediate dalla segnalazione di insulina / IGF-1, dalla restrizione dietetica e dalla ridotta funzione mitocondriale, possono modulare il meccanismo della proteostasi in molti modi per mantenere un proteoma giovane più a lungo e prevenire l’insorgenza di malattie associate all’età. Questi meccanismi rappresentano quindi potenziali bersagli terapeutici nella prevenzione e nel trattamento di tali patologie.
- Alterazione delle cellule staminali
Le cellule staminali possiedono due caratteristiche distintive fondamentali: autorinnovamento e potenziale differenziativo. Quello che rende le cellule staminali embrionali umane (hES) estremamente interessanti per la ricerca è la loro capacità di generare tutte le cellule di un organismo, comprese le staminali tissutali multipotenti, specializzate nella produzione di cellule specifiche per il tessuto o per il sistema di cui fanno parte. La teoria sulle cellule staminali adulte come terapia per il mantenimento della omeostasi tissutale anche in soggetti non più giovani ricade soprattutto nella supplementazione di sostanze che possono attivare vie trascrizionali antinfiammatorie, come la vitamina D, sui tessuti del viso e non solo, attraverso l’utilizzo dei Progenitori Tissutali. Questa complessità di protocolli in medicina rigenerativa ed estetica è già stata oggetto di ricerca e pubblicazioni. È stato dimostrato che qualora si voglia utilizzare un prodotto di sintesi, la Vitamina D incarna quanto di più fisiologico come mezzo di contrasto per l’invecchiamento sull’epidermide, sul derma e ipoderma.
- Metabolismo
Una corretta alimentazione è un elemento fondamentale per uno sviluppo equilibrato della persona e per il mantenimento di condizioni adeguate di salute a qualsiasi età. L’alimentazione è una delle variabili ambientali in grado di condizionare il processo stesso di invecchiamento, questo è vero non solo per le malattie metaboliche (ad es., il diabete mellito o la dislipidemia) e per le complicanze vascolari, ma anche per le patologie croniche di tipo degenerativo. Di particolare interesse sono le relazioni tra i fattori alimentari e l’invecchiamento cerebrale. Si tratta di una relazione bidirezionale nella quale da un lato nel corso dell’invecchiamento si assiste a modificazioni del comportamento alimentare e dall’altro le abitudini alimentari e lo stato nutrizionale modificano le condizioni generali e il funzionamento cerebrale in particolare.

Referenze
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AUTORE: Luca Messina Freelance e Chinesiologo di Scienze Salute e Benessere
