La danza è una forma universale di espressione umana che è stata coltivata in varie forme e funzioni (Hanna, 1979). Inoltre, la danza è un’attività psicofisica che rappresenta un raffinato strumento di benessere psicologico in quanto agisce contemporaneamente su diverse componenti: individuale, relazionale e sociale (Bonaviri, 1984). Con l’evoluzione delle società umane, le caratteristiche della danza e dei ballerini sono cambiate nel tempo (Daprati, Iosa e Haggard, 2009), ma tipicamente la danza è associata a uno o più corpi che si muovono in un modo ritmico specifico. La danza sportiva è la trasformazione in ballo, solitamente di coppia, da disciplina artistica in disciplina sportiva, che dispone di proprie regole, come tutti gli sport, competizioni e gare agonistiche (Federazione Italiana Danza Sportiva).
L’esperienza nella danza può essere acquisita a diversi gradi di professionalità, spesso giudicati in base al virtuosismo fisico in termini di coordinazione degli arti, flessibilità e forza, così come altri elementi performativi ed estetici che sono più determinati soggettivamente. Questi ultimi sono quelli che rendono il ballerino distinguibile da atleti esperti in altre discipline (Yarrow, Brown, & Krakauer, 2009). Sia il fisico che le esigenze artistiche della danza richiedono molteplici capacità cognitive che possono essere studiate utilizzando metodi comportamentali e neuroscientifici (Bläsing, Puttke & Schack, 2010).

L’esperienza specifica dei ballerini include non solo abilità fisiche eccezionali, ma anche un’ampia gamma di abilità cognitive. I ballerini devono imparare sequenze di movimento altamente complesse combinate in coreografie; devono essere in grado di riprodurre i movimenti al variare delle condizioni, ma anche con un’adeguata qualità espressiva. Mentre ballano, devono costantemente tenere traccia di ciò che li circonda, dello spazio e degli oggetti, dei partner, delle qualità dinamiche della musica e del loro pubblico. Durante l’apprendimento delle sequenze di movimento in allenamento o alle prove, devono essere in grado di trasferire immediatamente i passi da un lato all’altro del corpo, cambiando direzione senza perdere l’orientamento. La danza non solo combina movimento, funzioni cognitive, memoria ed esecuzioni di complesse sequenze di movimenti, ma fornisce anche un flusso continuo di stimoli senso-motori e ritmici, facilita l’abilità sociale in quanto viene tipicamente eseguita in gruppo e coinvolge aspetti emotivi (Jola et al., 2013; Merom et al.,2013). Si è sostenuto che l’integrazione di tutti questi elementi faciliti lo sviluppo della capacità della memoria di lavoro, in quanto gli artisti memorizzano sequenze di movimento e le richiamano durante la messa in pratica della coreografia (Cortese e Rossi-Arnaud, 2010).
La danza è una disciplina che richiede un notevole impegno mentale, motorio, sentimentale ed emotivo e, come tutte le attività motorie, richiede una serie di processi mentali che avvengono simultaneamente all’azione motoria (Gurley et al., 1984).
Per il ballerino, quindi, è necessario possedere, oltre al controllo delle doti fisiche, anche il controllo delle proprie doti psichiche, tra cui la percezione di sé (autostima o self-confidence), il locus of control, i processi motivazionali, la concentrazione e l’attenzione, il controllo delle emozioni. L’immaginazione, l’attenzione, la concentrazione e le altre abilità psicologiche relative alla disciplina dipendono da quanto ciascuno sente di essere in grado di portare a termine un’azione. Un ballerino di successo, proprio perché possiede il concentrato di tutte queste doti, non crede nella fortuna e nella casualità, ma nella preparazione, nella consapevolezza e nella possibilità di migliorarsi. L’allenamento è la situazione che consente al danzatore di affinare queste abilità attraverso un processo che si caratterizza per volume, intensità, frequenza e durata.
Controllo dei movimenti complessi, tempo e sincronizzazione dei movimenti, attenzione, apprendimento e memoria sono solo alcune delle skills mentali coinvolte nella mente di un ballerino. Le abilità psicologiche sono uno dei fattori chiave delle prestazioni eccellenti e, anche nella danza sportiva, le prestazione efficaci vengono eseguite solo se la mente dei ballerini è totalmente focalizzata sul ballo.
Alla luce dei fattori psicologici e disciplino-specifici appartenenti al mondo della danza, è importante comprendere quali sono gli aspetti su cui focalizzarsi per raggiungere una peak performance.
In generale, la nostra migliore prestazione avviene se precedentemente sono state attivate una serie di condizioni predisponenti che permettono all’atleta di dare il massimo.
Per un ballerino l’allenamento della concentrazione è fondamentale. Esso avviene tramite esercitazioni che aumentano l’abilità a prestare attenzione in compiti di carattere generale e in compiti più specifici. Le esercitazioni mentali servono a potenziare l’abilità stessa di visualizzare o l’abilità a mantenere l’attenzione focalizzata su poche informazioni in condizioni che variano per complessità e difficoltà. Ad esempio, esercizi di incremento dell’abilità ad immaginare, quelli in cui il ballerino visualizza il suo posto sulla scena, le scarpe da ballo, i suoi vestiti o il luogo dove abitualmente si allena. Risulta molto importante potenziare anche la componente cinestesica dell’immaginazione, relativa quindi alle sensazioni provenienti dal corpo. Per allenare questa abilità, il ballerino può immaginarsi di stare sul palco mentre esegue lo stretching, concentrandosi via via sulle diverse parti del corpo, respirando profondamente e al termine dell’espirazione mantenere il più a lungo possibile la sensazione di pesantezza e/o di calma che sta provando. È, inoltre, possibile utilizzare le capacità immaginative in una direzione ancora più ampia: visualizzando le prestazioni migliori e rivivendone non solo le sensazioni ma anche le emozioni. Un altro strumento utile per il ballerino che permette di focalizzarsi sulla coreografia e sulla sequenza di azioni in maniera efficace è il “Centering”(Nideffer, 1992). Consiste nel respirare controllando che il proprio livello di stress corrisponda a come l’atleta vuole sentirsi prima di mettere in pratica prestazioni efficaci. Il respiro profondo consente di controllare le tensioni muscolari eccessive, mentre la mente avverte che un senso di stabilità proviene dall’interno del corpo. La mente consente così al ballerino di sentirsi pronto ad affrontare le situazioni stressanti e la respirazione consente di ridurre le tensioni, che si innalzerebbero nuovamente se nel frattempo la mente non svolgesse il suo ruolo di guida dei pensieri. Respirare profondamente costituisce lo starter ottimale per iniziare un processo di riduzione dello stress. Infatti, effettuando una respirazione profonda ben eseguita, si attiva un processo psico-fisico positivo e, contemporaneamente, si mantiene il controllo della situazione. Il respiro consente alla mente di eliminare pensieri negativi e pone il ballerino nelle condizioni di orientare la sua attenzione sul palco.
Se una prestazione sportiva è quasi sempre classificabile con regole e misure, l’esecuzione di un balletto implica invece la valutazione sotto due diversi aspetti, quello tecnico e quello interpretativo, a volte sottovalutando le difficoltà e l’impegno necessario anche a livello psicologico per l’esecuzione della performance.
Referenze
– Bläsing, B., Puttke, M., & Schack, T. (2010). The Neurocognition of Dance: Mind, Movement and Motor Skills.
Bonaviri G., La Danzaterapia, Roma. Kappa 1984.
– Capone R., Ballare danzare. Teoria e tecnica di danza sportiva. Regole generali e consigli pratici, Gremese, Roma, 2006.
– Cei A., Psicologia dello sport, Il Mulino, Bologna, 1998.
– Cortese, A., & Rossi‐Arnaud, C. (2010). Working memory for ballet moves and spatial locations in professional ballet dancers. Applied Cognitive Psychology: The Official Journal of the Society for Applied Research in Memory and Cognition, 24(2), 266-286.
– Daprati, E., Iosa, M., & Haggard, P. (2009). A dance to the music of time: aesthetically-relevant changes in body posture in performing art. PLoS One, 4(3), e5023.
– Gurley V., Neuringer A., Masee J., Dance and sports compared: effects on psychological well-being, in Journal Sports Medicine, 24, 1984, pp. 58 ss.
– Hanna, J. L., Abrahams, R. D., Crumrine, N. R., Dirks, R., Von Gizycki, R., Heyer, P., … & Wild, S. A. (1979). Movements toward understanding humans through the anthropological study of dance [and comments and reply]. Current Anthropology, 20(2), 313-339.
– Jola, C., & Grosbras, M. H. (2013). In the here and now: Enhanced motor corticospinal excitability in novices when watching live compared to video recorded dance. Cognitive Neuroscience, 4(2), 90-98.
– Laban R., L’arte del movimento, Coop. Ephemeria Editrice, Macerata, 1999.
– Merom, D., Cumming, R., Mathieu, E., Anstey, K. J., Rissel, C., Simpson, J. M., … & Lord, S. R. (2013). Can social dancing prevent falls in older adults? a protocol of the Dance, Aging, Cognition, Economics (DAnCE) fall prevention randomised controlled trial. BMC public health, 13(1), 1-9.
– Nideffer, R. (1992). Psyched to win. Leisure Press.
– Yarrow, K., Brown, P., & Krakauer, J. W. (2009). Inside the brain of an elite athlete: the neural processes that support high achievement in sports. Nature Reviews Neuroscience, 10(8), 585-596.
AUTORE: Ilaria Bastoni Responsabile Tecnica Area Tecnica Psicologia di Scienze Salute e Benessere
