Freelance Loredana Massimiani Medical Nutrizione

INTERAZIONI FARMACI – ALIMENTI

A volte, non ci si pensa, ma gli alimenti hanno un grande potere sull’organismo e sulle sostanze che introduciamo insieme ad essi: esistono, per esempio, numerosissime forme di interazione tra farmaci ed alimenti.

Partiamo dalla definizione di farmaco. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il farmaco è qualunque sostanza chimica capace di interagire con un organismo vivo. Il farmaco viene usato nel trattamento, nella cura, nella prevenzione o nella diagnosi di una malattia, con lo scopo di modificare funzioni fisiologiche o stati patologici. In altre parole, l’ intervento idoneo a modulare le funzioni biologiche. 

I farmaci possono essere naturali (vegetali, animali, minerali), semisintetici o sintetici.

Tutti gli intermedi della biochimica (aa, peptidi, glucidi, vitamine, ormoni…) sono dotati di attività farmacologica e vengono generalmente usati come farmaci. Come si evince, quindi, anche i nutrienti, come i principi attivi, posseggono un effetto farmacologico e seguono pertanto i principi della farmacologia generale: la farmacocinetica, l’assorbimento, la distribuzione, l’ eliminazione, il metabolismo e la farmacodinamica.

L’effetto farmacologico dipende da vari fattori, tra cui: natura chimica del composto, vie di somministrazione o di esposizione e la loro frequenza ed, infine, le caratteristiche dell’organismo.

Le interazioni tra farmaci ed alimenti, all’interno dell’organismo, non sono semplici da individuare, poiché sono molteplici e dipendono da diversi meccanismi che si possono contrastare o potenziare tra di loro. 

MODIFICHE FISIOLOGICHE PRODOTTE DAGLI ALIMENTI

Quando si parla di “food effect” e cioè di modificazioni fisiologiche dettate dagli alimenti, è importante considerare  la tipologia e il quantitativo dei nutrienti  nei vari pasti.

  • Pasti ad alto contenuto di grassi: ritardano significativamente il tempo di svuotamento gastrico, aumentando, di conseguenza, la solubilità dei farmaci lipofili (antimicotici, antivirali, testosterone) che verranno assorbiti in maniera alterata.
  • Pasti ricchi di proteine: aumentano il livello di flusso ematico postprandiale verso gli organi viscerali portando, così, ad un incremento del metabolismo epatico e all’aumento dell’attività enzimatica digestiva. Oltretutto, le proteine ingerite, influenzano anche il flusso ed il pH urinario, alterando, quindi, la clearance e il tempo di permanenza dei farmaci. La variazione del pH causata degli alimenti può modificare la ionizzazione di un farmaco e alterarne la percentuale di assorbimento.
  • Pasti ricchi di fibra: diminuiscono la concentrazione di sali biliari (per adsorbimento), riducendo l’assimilazione dei farmaci lipofili. È per questo motivo che l’assunzione di farmaci andrebbe evitata in corrispondenza ad un pasto ricco in fibra o ad integratori a base di fibra (es. Psyllium). Dopo l’ingestione di un alimento ricco in fibra, questa viene fermentata dal microbiota che potrebbe essere meno efficiente nell’assorbire il farmaco somministrato in contemporanea. Per questo motivo, la fibra può essere considerata un competitore del farmaco poiché inibisce la sua assimilazione.
  • Alimenti ricchi di ioni bivalenti o composti chelanti: prodotti caseari, carnei e vegetali contengono ioni bivalenti (calcio, magnesio, ferro) che possono interagire con alcuni farmaci producendo complessi solubili o precipitati insolubili, entrambi non assorbibili. 

I composti chelanti si trovano in: 

  • alimenti ricchi di tiramina (ammina derivata dall’amminoacido tirosina)quali: formaggi, vino, salsicce, salame, salsa di soia, cioccolato e birra. Se questi alimenti vengono consumati contemporaneamente a farmaci antidepressivi IMAO (inibitori delle monoamminossidasi), i quali inibiscono il metabolismo della tiramina, si ha il rischio dello sviluppo di crisi ipertensive con un conseguente rilascio di noradrenalina con un brusco aumento pressorio, aritmie cardiache, ipertermia o, addirittura, emorragia cerebrale. 
  • alimenti ricchi di vitamina K: vegetali a foglia verde come asparagi, soia fermentata, cipollotto, cavoletti di bruxelles, cavolo, spinaci, prezzemolo e broccoli. Questi alimenti, se consumati da pazienti i quali assumono farmaci anticoagulanti, (ex Warfarin), possono comportare un rischio di sanguinamento a causa della mancanza, appunto, della capacità anticoagulante. La vitamina K è prodotta anche dai batteri intestinali, pertanto, l’uso di antibiotici che alterano la flora batterica può comunque influenzare la concentrazione plasmatica di vitamina K.
  • succo di pompelmo: alcune componenti di questo frutto, sono potenti inibitori del citocromo P450 3A4 (CYP3A4). Questo enzima, espresso a livello intestinale ed epatico, è il principale attore responsabile della detossificazione dell’organismo da circa il 50% dei farmaci attualmente esistenti. Il tutto causa un più lento smaltimento del farmaco e una sua eccessiva permanenza nell’organismo. Per tale ragione sono frequenti fenomeni di sovradosaggio a seguito dell’assunzione contemporanea di succo di pompelmo e farmaco. Riduce in particolar modo l’azione del CYP3A4A riscontrabile a livello intestinale. Gli effetti durano da 24 a 72 ore. Se l’enzima viene inibito avremo una maggiore concentrazione di farmaco in circolo e quindi un potenziale effetto tossico, se viene indotto avremo un potenziale fallimento terapeutico. ATTENZIONE: se il farmaco viene somministrato come profarmaco, l’inibizione dell’enzima provocherà, al contrario, un fallimento del trattamento terapeutico perché il farmaco non viene attivato. Se invece l’enzima viene indotto, avremo una maggiore concentrazione plasmatica di farmaco attivo, potenzialmente tossica.
  • Alcool: interagisce con moltissimi farmaci alterandone il funzionamento e potenziandone gli effetti collaterali.  È un potente induttore enzimatico dei citocromi che metabolizzano numerosi farmaci. Il rischio maggiore è quello di sovradosaggio del farmaco. Le interazioni maggiori si verificano nei confronti di farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale (antidepressivi, ansiolitici, antiepilettici) potenziandone gli effetti sedativi. L’effetto sfavorevole dipende dalla durata dell’esposizione, dal volume e dalla concentrazione di etanolo che viene somministrata.
  • Caffè e caffeina: provoca interazioni più deboli rispetto, per esempio, all’etanolo. Va fatta particolare attenzione ai pazienti trattati con antipertensivi. La somministrazione contemporanea di caffè ed antibiotici  può portare ad un aumento dei livelli di caffeina a livello plasmatico. Interagisce con gli inibitori delle monoamminossidasi (IMAO) causando potenziali crisi ipertensive ed è in grado di potenziare l’azione di alcuni farmaci broncodilatatori. 

FATTORI ANTINUTRIZIONALI

Oltre ai principi attivi, negli alimenti si trovano anche alcune sostanze dette fattori antinutrizionali, sostanze tossiche che si trovano naturalmente in origine nell’alimento.

Interferiscono con l’assorbimento dei nutrienti da parte dell’organismo e sono:

  • Alcaloidi come, per esempio, la solanina. Essa ha attività anticolinesterasica e quindi blocca l’attivita dell’acetilcolinesterasi. Si tratta di un enzima collocato in prossimità dei recettori colinergici, dove agisce rompendo il legame tra acetato e colina; quest’ultima sostanza viene prontamente riassorbita dal terminale presinaptico e utilizzata per la sintesi di nuova acetilcolina. L’azione di questo enzima è molto importante, poiché consente di interrompere la trasmissione dell’impulso nervoso.  Se vi è un accumulo di acetilcolina nella sinapsi colinergica si ha stimolazione continua.
  • Aminoacidi tossici come, per esempio, la cicerchia che, se accumulata nell’organismo, determina latirismo. Il latirismo è una sindrome neurotossica che causa disturbi e paralisi soprattutto a livello degli arti inferiori. 
  • Glucosidi cianogenetici: sono una classe di sostanze vegetali costituite da una parte zuccherina e una non zuccherina, detta aglicone. L’aglicone, trasformandosi per idrolisi, determina la generazione di acido cianidrico. Un esempio è l’amigdalina contenuta nelle cicliegie. 
  • Composti gozzigeni o goitroigeni: apportano sostanze in grado di interferire con il metabolismo dello iodio, generando, di conseguenza, lo sviluppo di problematiche tiroidee. Questi composti, sono contenuti nelle crucifere (colza, cavoli, rape, crescione, rucola, ravanello, rafano) e nel latte delle vacche nutrite con questa tipologia vegetali.
  • Inibitori enzimatici presenti in alcuni cereali ed in alcuni legumi. 
  • Lectine ed emoagglutinine: aventi in comune la proprietà di agglutinare i globuli rossi nonché altre categorie di cellule, tra cui i fibroblasti del tessuto connettivo, gli spermatozoi, i batteri e i miceti. Un esempio è la ricina contenuta nei semi di ricino.
  • Lipidi tossici come, per esempio, l’acido erucico della colza. Questo lipide, ingerito in dosi ordinarie, è piuttosto innocuo. Tuttavia, può costituire un rischio a lungo termine per la salute di bambini di età fino a 10 anni che abbiano l’abitudine di consumare elevate quantità di alimenti contenenti questa sostanza. Test condotti su animali evidenziano la tossicità nell’ingestione di acido erucico, poiché può portare, nel corso del tempo, ad una malattia cardiaca chiamata lipidosi del miocardio. Per l’uomo è stata stabilita una dose limite. 
  • Ossalati e fitati: i fitati inibiscono l’assorbimento di diversi minerali, gli ossalati hanno un’azione diretta esclusivamente al calcio. Sono presenti in molti vegetali. 
  • Interferenti endocrini: vasta categoria di sostanze o miscele in grado di alterare la funzione del sistema endocrino e causare effetti avversi sulla salute di un organismo o della sua progenie. Gli interferenti endocrini sono in grado di legarsi come agonisti o antagonisti ai recettori di vari ormoni, mimandone od impedendone l’azione. Interferiscono sui meccanismi di tali recettori, addirittura arrivando a spegnerli del tutto. Sono per esempio i fitoestrogeni contenuti nella soia. Numerosi studi sperimentali e studi epidemiologici evidenziano gli effetti degli interferenti endocrini sulla salute relativi a: struttura e funzione degli organi dell’apparato riproduttivo, omeostasi a livello tiroideo, sistema immunitario, sistema neuro endocrino, neurosviluppo e comportamento, controllo energetico e controllo epigenetico. 

Molti di questi fattori nutrizionali sono termolabili e gli effetti tossici ad essi associati si manifestano in funzione della dose (con quantità moderate, non ci sono di solito effetti avversi). 

L’entità della reazione del cibo varia notevolmente da persona a persona, a seconda delle differenti attività degli enzimi metabolizzanti. 

CONCLUSIONI

Negli ultimi anni, l’alimento è stato studiato sempre di più come un fattore funzionale che influisce positivamente su una o più funzioni target dell’organismo. Questo, quindi, determina effetti nutrizionali adeguati ed utili rivolti sia ad un miglioramento dello stato di salute che alla riduzione del rischio di sviluppo patologico. 

Deve essere evidenziata l’importanza dei composti fenolici presenti in svariati alimenti. Sono composti antiossidanti ed hanno proprietà antidiabetiche, anticoagulanti, ipotensive volte a promuovere lo stato di salute. Importanti sono anche i composti organosolfuri presenti soprattutto in aglio, cipolla, cavoli, cavolfiori e verza. Si è vista una correlazione positiva tra il loro consumo e la diminuzione del rischio di cancro ed altre malattie. Presentano, inoltre, una funzione antipiastrinica, ipoglicemizzante e antipertensiva. 

Negli ultimi tempi, è aumentato in maniera esponenziale l’utilizzo dei probiotici, componenti funzionali dello yogurt. Quest’ultimi possono essere aggiunti anche in altri alimenti come supplemento. 

Attraverso lo studio e l’uso degli alimenti correlati all’esplorazione della nutraceutica (“nutrizione” + “farmaceutica”), della nutrigenetica (che indaga quanto la costituzione di un individuo possa influire sulla dieta) e della nutrigenomica (come la dieta influenza l’accensione o il silenziamento del messaggio contenuto nei geni) si sta giungendo allo sviluppo di cure in grado di guarire malattie che fino a qualche anno fa sembravano, addirittura, INCURABILI!!!

Referenze


– Ötles S., Senturk  H.. Food and drug interactions: a general review. Acta Sci Pol Technol Aliment. Jan-Mar 2014;13(1):89-102.

– Bushra R., Nousheen A., Arshad Y. K.. Food-Drug Interactions. Oman Med J. 2011 Mar; 26(2): 77–83.

– Hwan C. J., Mann C.. Food and Drug Interactions. J Lifestyle Med. 2017 Jan; 7(1): 1–9.
Genser D.. Food and drug interaction: consequences for the nutrition/health status. Ann Nutr etab. 2008;52 Suppl 1:29-32.

– Thomas J. A.. Drug-nutrient interactions. Nutr Rev. 1995 Oct;53(10):271-82.

– Manson P. Important drug-nutrient interactions. Proc Nutr Soc. 2010 Nov;69(4):551-7.

– Rui F. M. S., Pogačnik L.. Polyphenols from Food and Natural Products: Neuroprotection and Safety. Antioxidants (Basel). 2020 Jan; 9(1): 61.

– Bacciottini L., Falchetti A., Pampaloni B., Bartolini E., Carossino A. M., Brandi M. L.. Phytoestrogens: food or drug?Clin Cases Miner Bone Metab. 2007 May-Aug; 4(2): 123–130.

AUTORE: Loredana Massimiani Freelance e Biologa di Scienze Salute e Benessere

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: