Ilaria Bastoni Medical Psicologia

ROUTINE PREPARATORIE: 
RITUALI SCARAMANTICI O SEQUENZE STRUTTURATE DI ELEMENTI MOTORI?

La lista dei tic di Nadal è lunga ed è aumentata nel corso degli anni. Dal mettere in ordine maniacale le bottigliette durante il cambio campo a quelli famosissimi prima del servizio: la famosa “smutandata”, il tocco sulla spalla sinistra, poi quella destra, il naso, poi i capelli spostati dietro l’orecchio sinistro, di nuovo il naso e chiusura con i capelli dietro l’orecchio destro. Aggiungendoci, tra gli altri, nelle partite sulla terra, la meticolosa pulizia della riga.

Tutte le sequenze messe in atto dal tennista hanno anche una valenza scenografica che però dietro nasconde un grande significato psicologico.

Innanzitutto bisogna distinguere tra una routine ben strutturata ed un rituale scaramantico. La scaramanzia si basa sulla superstizione: insieme di credenze di natura irrazionale che possono influire sul pensiero e sulla condotta di vita delle persone che le fanno proprie, in particolare la credenza che gli eventi futuri siano influenzati da particolari comportamenti senza che vi sia una relazione causa-effetto. Spesso in assenza di certezza, ci si affida a delle credenze esterne che vanno a potenziare il pensiero magico basato su un’illusione, in cui le associazioni tra un soggetto e un oggetto non rispondono ad una relazione di causa-effetto. Alla luce di ciò, se l’atleta continua ad affidare l’esito della sua competizione ad un’entità esterna, c’è il rischio di aumentare la convinzione di poter influenzare magicamente la realtà secondo i pensieri e i desideri personali. Spesso si rimane anche delusi se dopo aver messo in atto sempre la stessa strategia che fino ad allora è risultata vincente, improvvisamente si dovesse rivelare il contrario. È possibile che la delusione vada anche ad intaccare l’autostima e l’autoefficacia dell’atleta, portandolo ad interrogarsi sulla sua competenza o bravura.

La Routine consiste nell’articolazione di strategie cognitivo-comportamentali sistematicamente utilizzate prima dell’esecuzione di un compito motorio (Cohn, 1990; Boucher, 1990).
Per essere efficaci le routine preparatorie devono favorire un livello di arousal ottimale e orientare in modo naturale verso gli stimoli rilevanti prescelti; costituire un’efficace e rapida forma di warm-up (riscaldamento) psicofisico; rappresentare una sequenza ad elevata automatizzazione.

Esistono tre tipi di routine:

ROUTINE PREPARATORIA PRE-ROUND O PRE-SHOT: insieme integrato di pensieri, azioni e immagini che si attivano in modo coerente prima della prestazione.

ROUTINE TRA COLPI: lo scopo principale è il risparmio energetico in termini di attenzione focalizzata.

POST-SHOT ROUTINE – ROUTINE DI RECUPERO O DI REAZIONE ALL’ERRORE: ha l’obiettivo di scaricare rapidamente le conseguenze del gesto tecnico/colpo errato in modo che non influiscano sul colpo successivo.

La differenza tra la routine e il rituale scaramantico si riscontra prima di tutto nella consapevolezza dell’azione e poi sul focus sul quale si pone l’attenzione, che nel caso della routine è sulla persona e non su oggetti esterni.

Una routine, organizzata in sequenze sperimentate ed allenate, ha lo scopo di migliorare la qualità e la regolarità della prestazione (Boucher, 1990; Orlick & Partington, 1988; Weinberg & Gould.1999).

Una componente importante delle competizioni è la necessità che gli atleti esercitino la capacità di svolgere la prestazione sotto pressione (Craft, Magyar, Becker e Feltz, 2003).

Di conseguenza, gli atleti devono essere mentalmente pronti a eseguire ciò che inevitabilmente accadrà in circostanze stressanti. Orlick e Partington (1988) hanno descritto lo stato mentale di un atleta prima e durante la competizione come fattore di risultato decisivo nelle competizioni. Gli atleti spesso sviluppano routine per incrementare la preparazione mentale al fine di eccellere nelle prestazioni competitive. Diversi studi hanno indicato che gli atleti che utilizzano le routine di pre-performance sono in grado di superare meglio le avversità e le distrazioni (Orlick e Partington, 1988). In uno studio qualitativo condotto su un campione di lottatori olimpici statunitensi del 1988, è stato riferito che un elemento comune degli atleti di successo era la qualità di preparazione mentale per la competizione. I fattori comuni includevano routine pre-competizione, focus attentivo, piani di rifocalizzazione, autostima, autoefficacia, fiducia in se stessi, potere, controllo, impegno e analisi post competizione (Gould, Eklund e Jackson, 1992). Inoltre, quando gli atleti devono affrontare situazioni che potenzialmente potrebbero generare stress e ansia, è possibile sperimentare decrementi del livello delle prestazioni (Craft et al., 2003).

Le routine precompetitive sono costituite da una combinazione di strategie cognitive e comportamentali utilizzate prima dell’esecuzione di un’abilità motoria e hanno lo scopo di funzionare come una forma di controllo dello stimolo (Cohn, Rotella, & Lloyd, 1990). Un allenamento costante della routine, associata al gesto tecnico, crea un condizionamento positivo che consente di stabilizzare la risposta dell’atleta, indipendentemente dalla situazione di partenza, diminuendo il rischio di errore.

Come le routine di pre-performance, le routine pre-shot consentono agli atleti di concentrare i loro pensieri su una serie di stimoli precedentemente ben allenati e provati, riducendo così la probabilità che si concentrino sul risultato, su distrattori estranei o sulle proprie cognizioni negative (Boucher & Crews, 1987). Ci sono alcuni risultati empirici che suggeriscono che le strategie preparatorie sotto forma di routine precompetitive possono indurre un impatto positivo sulle prestazioni successive (Gould et al., 1992).

Queste routine ben apprese sono state ritenute necessarie durante la competizione anche in eventi intensamente competitivi come le Olimpiadi (Gould, Eklund e Jackson, 1993). Inoltre, gli atleti di livello élite usano spesso le loro routine così frequentemente da farlo diventare un meccanismo automatico (Lidor & Singer 2000). 

Infatti, per essere efficace la routine deve essere utilizzata sempre, diventando parte integrante del gesto tecnico in modo da renderla perfettamente automatizzata. È importante anche che la sequenza sia altamente personalizzata, avviata da un segnale che ne determina l’inizio con un ritmo proprio e senza interruzioni.
Singer (2002) ha suggerito che la capacità di autoregolare il proprio livello di eccitazione, aspettative, fiducia e attenzione durante la performance può essere importante quanto diventare abile nello sport praticato dall’atleta. Lidor e Singer (2000) hanno affermato che lo scopo generale di una routine di performance è quello di porsi in uno stato ottimamente eccitato, fiducioso e concentrato prima e durante la performance. Inoltre, la routine può consentire a un individuo di immergersi nella performance riuscendo a raggiungere uno stato di Flow (Csikszentmihalyi, 1975). Di conseguenza, una routine ben appresa può abbassare i livelli di eccitazione che sono generato dallo stress e allo stesso tempo serve ad aumentare la concentrazione (Boucher & Crews, 1987).

Il modello teorico su cui fa riferimento la creazione e sperimentazione di una Routine, è l’Approccio dei Cinque stadi di Singer (1988):

1. PREPARAZIONE (Reading): ricerca di uno stato ottimale di attivazione e di un corretto atteggiamento motivazionale, emotivo e comportamentale. È consigliata la ripetizione di comportamenti associati a precedenti prestazioni di successo.

2. IMMAGINAZIONE (Imaging): prevede l’anticipazione dell’azione completa attraverso visualizzazione con l’ausilio di tutti i sensi, eseguita in maniera perfetta dall’inizio alla fine.

3. FOCALIZZAZIONE DELL’ATTENZIONE (Focusing): gestione dell’attenzione e blocco dei pensieri distraenti per favorire una concentrazione intensa ed esclusiva su un aspetto importante della situazione.

4. ESECUZIONE (Executing): implica la realizzazione dell’azione come programmato, in modo automatico, senza pensare al movimento o al possibile risultato.

5. VALUTAZIONE (Evaluating): valutazione del risultato e revisione della procedura.

La routine non ha solo lo scopo di incrementare la performance ma permette anche di reagire ad un errore commesso in campo o in gara. Al fine di mantenere un buon livello di self-confidence attraverso la messa in atto di una risposta fisica positiva, la routine se accompagnata da un buon self-talk (dialogo interno), consente subito una rifocalizzazione sul compito molto rapida anche per non dare spazio alle emozioni disfunzionali derivanti dall’errore commesso. 

tennisworlditalia.com

ABSTRACT

La lista dei tic di Nadal è lunga ed è aumentata nel corso degli anni. Dal mettere in ordine maniacale le bottigliette durante il cambio campo a quelli famosissimi prima del servizio: la famosa “smutandata”, il tocco sulla spalla sinistra, poi quella destra, il naso, poi i capelli spostati dietro l’orecchio sinistro, di nuovo il naso e chiusura con i capelli dietro l’orecchio destro. Aggiungendoci, tra gli altri, nelle partite sulla terra, la meticolosa pulizia della riga.

Tutte le sequenze messe in atto dal tennista hanno anche una valenza scenografica che però dietro nasconde un grande significato psicologico.

Le routine precompetitive sono costituite da una combinazione di strategie cognitive e comportamentali utilizzate prima dell’esecuzione di un’abilità motoria e hanno lo scopo di funzionare come una forma di controllo dello stimolo (Cohn, Rotella, & Lloyd, 1990). Un allenamento costante della routine, associata al gesto tecnico, crea un condizionamento positivo che consente di stabilizzare la risposta dell’atleta, indipendentemente dalla situazione di partenza, diminuendo il rischio di errore.

Bibliografia


– Boucher, S.H., & Crews, D.J. (1987). The effect of pre-shot routine on a well learned skill. International Journal of Sport Psychology, 18, 30–39.

– Boucher, S.H., & Zinsser, N.W. (1990). Cardiac deceleration of elite and beginning golfers during putting. Journal of Sport & Exercise Psychology, 12, 37–47.

– Cohn, P.J., Rotella, R.J., & Lloyd, J.W. (1990). Effects of cognitive-behavioral intervention on the pre-shot routine and performance in golf. The Sport Psychologist, 4, 33–47.

– Craft, L.L., Magyar, T.M., Becker, B.J., & Feltz, D.L. (2003). The relationship between the Competitive State Anxiety Inventory-2 and sport performance: A meta analysis. Journal of Sport & Exercise Psychology, 25, 44–65.

– Csikszentmihalyi, M. 1975. Beyond boredom and anxiety: The experience of play in work and games. San Francisco: Jossey-Bass.

– Gould, D., Eklund, R.C., & Jackson, S. (1992). 1988 U.S. Olympic wrestling excellence I: Mental preparation, precompetitive cognition and affect. The Sport Psychologist, 6, 358–382.

– Gould, D., Eklund, R.C., & Jackson, S.A. (1993). Coping strategies used by US Olympic Wrestlers. Research Quarterly for Exercise and Sport, 64, 83–93..

– Lidor, R., & Singer, R. (2000). Teaching preperformance routines to beginners. Journal of Physical Education, Recreation & Dance, 71, 34–52.

– Orlick, T., & Partington, J. (1988). Mental links to excellence. The Sport Psychologist, 2, 105–130.
Weinberg, R., & Gould, D. (1999). Foundations of sport and exercise psychology (No. Ed. 2). Human Kinetics Publishers (UK) Ltd.

AUTORE: Ilaria Bastoni Direttore Tecnico Area Psicologia

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