Lo spreco alimentare, come ci suggerisce Wikipedia, “è il fenomeno della perdita di cibo ancora commestibile che si ha lungo tutta la catena di produzione e di consumo del cibo”.
Essendo il cibo alla base della nostra vita, la popolazione aumentata ed il progresso tecnologico all’ordine del giorno, non è invero pensare che di pari passo sia aumentata la produzione di rifiuti agricoli e alimentari, che se smaltiti in modo inappropriato, vanno facilmente a gravare anche sull’impatto ambientale.
Se consideriamo, inoltre, che una persona su otto soffre di denutrizione in tutto il mondo, affrontare e contrastare questo problema diventa più che essenziale.
Lo spreco di alimenti ancora commestibili, infatti, porta ad una perdita preziosa di risorse che potrebbero sfamare quella parte di popolazione denutrita che, come abbiamo appena detto, è veramente considerevole.
Un’ulteriore problematica correlata a questo argomento è legata allo smaltimento dei rifiuti.
In questo senso, non solo i costi risultano piuttosto consistenti per la società, ma le stesse emissioni prodotte sono molto pericolose per l’ambiente, e di conseguenza, per la nostra salute. Gli approcci tradizionali di smaltimento in discarica ed incenerimento, comportano infatti la generazione di gas tossici, come ad esempio anidride carbonica e gas metano, dannosi per uomo, animali e ambiente.
Basti pensare che questi gas sono tra le principali cause del riscaldamento globale.
Ma non solo! Ad oggi un ulteriore problematica è data dalla scarsità di risorse idriche, fondamentali per la produzione degli stessi alimenti di cui ci nutriamo, e di conseguenza, anche di quelli che buttiamo.
SIAMO A CONOSCENZA DI QUANTO SPRECHIAMO?
Sono stati condotti diversi studi in merito, e ne è emerso che un terzo della produzione alimentare complessiva viene perso o sprecato ogni anno in tutto il mondo, ci riferiamo quindi a circa 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti.
Esatto: miliardi di tonnellate.
Secondo l’OMS il valore di questi alimenti ammonta a circa 1 trilione di dollari l’anno, aumentato a 2,6 trilioni se teniamo conto anche dei costi degli impatti ambientali.
È facile dedurre che non stiamo parlando di “piccoli quantitativi”.
SIAMO CONSAPEVOLI QUANDO SPRECHIAMO?
Per rispondere a questa domanda, specifiche indagini hanno evidenziato le motivazioni che portano il consumatore a sprecare cibo.
Una di queste è stata condotta in Italia, su un campione di 3087 persone.
Ne sono emersi 4 profili principali:
- Il “Pignolo”: spreca con consapevolezza, perché l’aspetto/odore del cibo non è più appetibile ai suoi occhi.
- Lo “Smemorato”: dimentica ciò che ha comprato, e lo lascia in frigo o sugli scaffali di casa.
- Il “Consumatore frugale”: dichiara di non sprecare nulla. Dichiara.
- Il “Cuoco esagerato”: compra e cucina quantità eccessive di cibo, che puntualmente finiscono, almeno in parte, nel bidone.
Avere davanti agli occhi questi quattro profili, oggi, ci dovrebbe portare a riesaminare la nostra condizione, chiederci se rientriamo o meno in uno di questi e di conseguenza correggere il nostro comportamento.
COME FARLO?
Potremmo, ad esempio, programmare coscienziosamente quello che compriamo evitando gli eccessi soprattutto per quanto riguarda alimenti deperibili con conservabilità ridotta, come possono essere frutta e verdura.
Controllare sempre l’etichetta degli alimenti con attenzione nei confronti della differenza tra effettiva data di scadenza e termine minimo di conservazione sarebbe un altro comportamento da adottare. La prima è indicata a seguito della dicitura “da consumare entro…”, il secondo a seguito di “da consumare preferibilmente entro…”. Può sembrare una differenza minima, in realtà il termine minimo di conservazione consente al consumatore di utilizzare l’alimento anche in seguito alla data scritta in quanto indica la data entro il quale il prodotto mantiene integre le sue proprietà organolettiche, tuttavia a seguito di tale data, il prodotto rimane comunque sicuro per il consumatore.
Infine, potremmo cucinare porzionando attentamente le dosi ed evitando gli “eccessi”, così provvederemo in automatico a non sprecare del cibo prezioso.
CONCLUSIONI
La maggior parte di noi tratta la questione con superficialità, probabilmente perché abbiamo la percezione che in realtà non sia una cosa che “ci tocca da vicino”.
Beh, non è così.
Se solo ci fermassimo un momento a pensare, a leggere attentamente i dati relativi agli sprechi globali, ce ne renderemmo conto.
Come il corretto funzionamento di una macchina presuppone che ogni sua componente lavori in modo ottimale, così funziona anche per l’ambiente in cui viviamo.
Non ne siamo ancora convinti? Ci basti pensare allora che la riduzione degli sprechi e una corretta gestione degli stessi, ci porterebbe non solo a ridurre la fame nel mondo, ma altresì a mitigare le spese di acquisto degli alimenti stessi.
Come? I produttori primari non sarebbero più costretti ad investimenti sprecati e di conseguenza i i prezzi al dettaglio sarebbero ridotti.
Acquistare e consumare con una maggior consapevolezza, dunque, ci potrebbe portare ad un beneficio collettivo, ed una maggior salvaguardia rispetto a noi stessi e tutto ciò che ci circonda.
REFERENZE
– Relationship between food waste, diet quality, and environmental sustainability. Zach Conrad, Meredith T Niles, Deborah A Neher, Eric D Roy, Nicole E Tichenor, Lisa Jahns; 18 Apr 2018; DOI: 10.1371/journal.pone.0195405 – PubMed
– Microbial strategies for bio-transforming food waste into resources. Poonam Sharma, Vivek Kumar Gaur, Sang-Hyoun Kim, Ashok Pandey; Mar 2020; DOI: 10.1016/j.biortech.2019.122580
– Post-consumer food waste generation while dining out: A close-up view. Myra Zeineddine, Samer Kharroubi, Ali Chalak, Hussein Hassan, Mohamad G. Abiad; 28 Jun 2021; DOI: 10.1371/rivista.pone.0251947
– Food wasters: Profiling consumers’ attitude to waste food in Italy. Silvia Gaiani, Sandra Caldeira, Valentina Adorno, Andrea Segrè, Matteo Vittuari; Feb 2018; DOI: 10.1016/j.wasman.2017.11.01.
ARTICOLO DI: Greta Oldani Freelance di Scienze Salute e Benessere
